venerdì 22 agosto 2008

Sensibilità autoriale

Roma. Via della Magliana. Davide, Francesco ed io usciamo soddisfatti dalla nostra gelateria di fiducia; il boccone di crema al cioccolato e cocco – con accompagnamento di zabaione, ma senza panna, che il contrasto caldo/freddo mi disturba un po’ – quasi mi va di traverso, e proprio mentre nella mia mente mi compiacevo della diligenza – a me napoletanamente aliena – di auto e pedoni dinnanzi all’autorità lampeggiante del semaforo, quando vedo una giovane donna carica di buste della spesa correre incautamente verso l’autobus che sta per ripartire ignorandola, e venire travolta da una bianca Renault che avanza spedita, forte del verde del semaforo.
I miei sensi s’acutizzano dinnanzi alla scena, pronti a captare qualsiasi cosa possa far brodo per un eventuale esercizio di scrittura in classe; dagli occhi esterrefatti di Davide, colgo che anche lui sta facendo lo stesso, per trasformare in racconto gli orrori che stanno prendendo forma nella sua testa; Francesco, invece, si perde la scena perché sta giocando con Rudy, il tenero bracco che gironzola sempre giù al palazzo della Scuola a quest’ora… Meno male, o quel parruccone ne avrebbe tirato fuori un’altra storia vincente per il prossimo concorso di Manziana…
Mentre mi perdo in queste riflessioni, frutto della mia sensibilità autoriale, qualcosa mi distrae, tirandomi per la gamba: “Per favore, aiutatemi!”.
Con un calcio respingo la giovane e malconcia sinistrata: “Ehi, non mi disturbare mentre penso! Qui sto a lavorare, so’ scrittore io, che ti credi!?” …

Cuori da Pub – L’etica del tradimento secondo Nikki Sixx …

…Cioè, ragazzi, ora posso dirvelo, non immaginerete mai che cazzo di cosa assurda m’è capitata la settimana scorsa quand’eravamo in tour…

Ah, grazie, la birra al cointreau è per me…

Dicevamo?!...Ah, sì, cazzo, era in pratica la notte prima dell’esibizione, quella lì con quei fuckin’ Iron Maiden… Sto lì a letto, che cerco di prendere sonno, nonostante le formiche pippate quella sera insieme alla coca le sentissi ancora lì a zampettarmi e farmi il solletico dentro il naso… Comunque, sono lì quando sento all’improvviso un rumore alla finestra; all’inizio penso di essermelo immaginato, ma dopo qualche secondo, mi rendo conto di non essere più solo nella stanza; così sollevo un po’ la testa per vedere che cazzo succede… E vedo ‘sto puttanone che si avvicina al mio letto mezza nuda: la solita groupie, penso. La lascio fare senza opporre resistenza. In fondo, lei è davvero troppo figa!... Ed io, del resto, troppo fatto.
…Comunque, mi pare ovvio che di dormire, quella notte, non se ne parla per niente… Ma il fatto assurdo è, cazzo, quando il fottutissimo giorno dopo incontriamo quei bamboccetti inglesi dei Maiden e quel baronetto lisciato di “Bruce-Bruce” mi si avvicina e mi presenta la sua fidanzata: ragazzi, voi non ci crederete, ma… Era proprio lei! Il puttanone!

Devo dirvi la verità, quando ho realizzato che gran casino avevo fatto, ci sono anche rimasto un po’ male… Sul serio! …Voglio dire, si tratta comunque di un nostro collega, e lei l’ha trattato in quel modo, come l’ultimo degli sfigati!… Proprio una bella stronza…
Però… Accidenti men, davvero anche una gran bella scopata!!!

Onestamente nottambulando

“Signore e Signori, la Little Island Multimedia Production è lieta di presentarvi…”.
Le cinematograficamente pompose parole riecheggiavano in presa diretta attraverso il microfono della piccola camera digitale, avvezza ad immortalare feste di compleanno e recite scolastiche, più che spericolate e dinamiche sequenze notturne.
L’addetto agli effetti speciali, intanto, continuava a scaldare i suoi strumenti – un ramo di palma secco ed ingiallito, raccolto sul ciglio della strada, ma che fatto roteare a quel modo e battuto a terra con la giusta forza, creava effetti visivo-sonori di un certo impatto, se goduti attraverso il filtraggio dello schermo pixellato e dell’uscita audio della vecchia Nikon COOLPIX L3 – mentre il tecnico del suono intonava la giusta colonna sonora con il suo fischiettare potente, anche se incerto sulle note più alte. Tutti gli altri – lunga fila di credits dalle diciture più assurde ed esoteriche, da “aiuto stagista” ad “analista delle riprese” – orbitavano attorno agli addetti ai lavori, lì sulla sterminata strada adibita a set, elargendo pareri non richiesti, esponendo bruscamente dubbi circa le effettive capacità del cineoperatore, curandosi di mantenere gli esterni lontani da quel luogo di culto e – in sostanza – dando fastidio in qualunque modo giustificasse la loro presenza lì.
Ed infine, c’era lui. Il vero emblema e portabandiera dell’evento. Il protagonista, quello che nei titoli di coda figura come main character. In una parola… La star.
Che in questo caso, doveroso dirlo, fungeva anche da stuntman di se stesso.
Lo stuntman respirava profondamente, ignorando il frastuono della troupe tutt’intorno a lui, mentre con le loro cazzate cercavano di rubargli la scena finché potevano; ovvero, fino a quando lui non avrebbe fatto la sua entrata, ribadendosi come unico ed indiscusso protagonista.
Dopotutto, era lui, solo lui e nessun altro, che al segnale dei suoi tecnici, si sarebbe letteralmente lanciato nell’impresa. Lui e non loro, che rimasti dietro il raggio d’azione del teleobiettivo, non sarebbero stati consacrati alla storia. Era a questo che pensava lo stuntman – mentre ancora respirando profondamente, cercava di farsi coraggio, d’instaurare una mistica e profonda intesa con il bolide che l’avrebbe accompagnato e di trovare una motivazione che gli facesse davvero fare quanto aveva (e si era) promesso stava per fare – quando il segnale arrivò.
E dopo, furono sono lui, il suo mezzo, il vento che gli fendeva il volto e la lunga e tortuosa discesa che, metro dopo metro, gli si parava dinnanzi.

Poco dopo, una dozzina di ragazzi dall’età media che andava dai sedici ai ventitre anni, ridevano mentre, tutti goliardicamente raccolti attorno al troppo piccolo schermo della camera digitale, questa rioffriva loro lo spettacolo appena immortalato. Alle quattro del mattino, sulla piccola isola dove c’era ben poco da fare, se non solo drogarsi o ingegnarsi, quei ragazzi avevano optato per la seconda: il video del loro amico che – a bordo di una bici da bambino rotta, senza pedale e con il sellino pericolosamente impennato – si lanciava lungo la strada ripidamente inclinata alla velocità più folle che il poco nobile mezzo potesse permettere, e con una seconda persona che lo inseguiva cercando di percuoterlo con la palma, sarebbe stato motivo d’ilarità per diverse serate a venire.
Tuttavia, quella serata non fu propriamente perfetta: mentre qualcun altro andava, totalmente ubriaco, a schiantarsi con la moto in un muro, oppure a rischiare d’investire gatti e bambini a bordo di una macchina toppo potente per le incerte mani di chi ha fumato troppa erba, un’inacidita ed inaridita – o forse semplicemente ormai stanca, visti la tarda ora e l’andazzo – signora, si affacciò alla finestra piena di rabbia e non poté fare altro che prendersela con l’entusiasmo di quei ragazzi, di quegli onesti nottambuli, che si trovavano di lì per caso, solo perché avevano fatto la scelta più pulita. Al gruppetto, non restò altro che ritirarsi e – ormai un po’ amareggiati – augurarsi la buona notte (ma considerando l’ora, anche il buongiorno andava bene), dandosi appuntamento alla prossima, per un’altra notte di onesto nottambulare…
Nessuno invece disse mai nulla al bastardo che quella sera, complice qualche bicchierone di vodka, aveva intanto investito il gatto della signora.

Cuori da pub – E’ un’Italia troppo reazionaria per il rock e i fumetti…

Mezzanotte. Dopo più di due ore d’attesa, con le birre – o quel che ne rimaneva – che si erano già belle e riscaldate, finalmente arrivarono i panini.

In quella paninoteca casereccia, davanti a due fette di pane leggermente abbrustolite, trasbordanti hamburger, salsiccia, patate, insalata ed ormai indistinguibili formaggi fusi e salse varie, ed una caraffa di rossa, i discorsi vertevano sui soliti argomenti che tali ambienti e tali serate evocano: moto e motori, ragazze e sise, paranormale ed occultismo. Dopo aver elencato i consueti argomenti – i cerchi nel grano, la profezia del 21 dicembre 2012, i miti lovecraftiani, le leggende sul vecchio carcere e gli strani fenomeni di cui Jimmy Page è stato testimone durante la sua permanenza nella dimora scozzese di Aleister Crowley – furono consequenzialmente passati in rassegna i programmi televisivi che si degnassero di occuparsene: “Secondo me, il difetto principale di Voyager è che solleva tanto polverone, ma poi non da mai una risposta precisa, non approda mai ad una soluzione!”. “E’ naturale che sia così, lo scopo principale del programma è di fare spettacolo, di attirare spettatori, ed in questo, Voyager è maestro… Certo, il più delle volte non va a parare da nessuna parte, però io dico dovremmo almeno accontentarci del fatto che si prenda la briga di diffondere certi argomenti al grande pubblico… Noi altri appassionati, tanto, abbiamo i nostri mezzi per approfondire…”. E del resto era così; bastava passar sopra a certe cattive informazioni, come ad esempio che un draghetto di cera e silicone rinchiuso in un barattolo di formaldeide potesse esser spacciato per un esemplare autentico, o che esoterista – come Crowley – fosse automaticamente sinonimo di satanista

“Per me – riuscì a dire il più giovane della brigata, malgrado il boccone di cotoletta che gli roteava magistralmente in bocca – il programma migliore è Top Secret. Nel senso che… Beh, almeno non ha influenze e risvolti politici… Non siete d’accordo?!...”.Al ragazzo con la barba – quello, se non più ferrato in materia sovrannaturale, senz’altro più appassionato, e con la coda di cavallo… – andò di traverso un sorso di birra, suonandogli la cosa come la più immonda delle cazzate. E avrebbe pensato questo anche se non avesse avuto – e ne aveva! – motivi personali per avercela con il suddetto programma, il quale andava in onda, per l’appunto, proprio sulla rete a diffusione nazionale più nostalgicamente schierata.
Quanto invece alle motivazioni personali, queste risalivano, precisamente, ad una puntata trasmessa proprio qualche giorno prima, circa l’argomento “Angeli e demoni”, durante la quale, venne proposto un confronto tra vicende ultraterrene di natura celestiale – con testimonianze riguardo defunti che, dall’alto dei Cieli, proteggevano e mandavano segni ai propri cari – e, di contro, di natura infernale – con le storie di presunti veggenti e medium in presunto contatto con il mondo degli spiriti e le cronache degli orrori del clan delle Bestie di Satana.Soprassedendo rispettosamente al racconto di Massimo Boldi sulla perdita della moglie, ma il personaggio ci ha oramai abituati a troppi Natali tra tette e culi per potergli riconoscere una qualche eventuale profondità d’animo, l’attenzione del giovane fu tutta rivolta al servizio sulle Bestie, o meglio, al come la trasmissione avrebbe trattato l’argomento. E a ragione.I motivi per preoccuparsi vennero infatti tutti confermati, in quanto – in poco meno di mezz’ora di programmazione – i giornalisti erano riusciti a gettare ai maiali circa un trentennio di musica rock, nonché – e a questo erano bastate ben poche parole – addirittura almeno mezzo secolo di storia e di conquista editoriali del Fumetto. In particolare, si era sostanzialmente insinuato, se non apertamente detto, che le Bestie di Satana erano divenute tali dopo essersi aggregate spinte dalla comune passione per la musica heavy metal, con tanto di brani dei Metallica a far da sottofondo al servizio; ora – a parte il fatto che i Metallica soprattutto, con il satanismo, non ci avranno avuto a che fare più di quanto possa avercene avuto Charles Aznavour – una simile diffamazione, agli occhi del giovane, non faceva che scagliarsi gratuitamente contro quella che nel corso degli ultimi trent’anni, era andata affermandosi da semplice diramazione del rock, a genere musicale studiato, canonizzato e consacrato a tutti gli effetti – certo, anche in quest’ambito, di spostati se ne trovavano, ma erano casi isolati ed evitabili, nonché riscontrabili in qualsiasi altro tipo di genere musicale e quindi, e qui siamo dannatamente critici, classe e ambiente sociale; questo senza contare i danni che una simile e distorta diffusione di idee ed immagini poteva causare nel quotidiano ad una persona come lui: “Satanista!” si era più volte sentito dire alle spalle per la strada, alla stazione della metro, nei corridoi dell’università, e con tutti i reazionari venuti allo scoperto con il nuovo Governo, le cose non potevano che volgere al peggio.Ma il colpo di grazia era venuto dall’antropologo ospite quella sera in studio. Un bel tipo, aveva pensato il giovane appena l’aveva visto: una confezione di giacca e cravatta avvolgeva un ex-sessantottino dai capelli raccolti in una bianca coda di cavallo. Uno da cui aspettarsi un certo grado d’aperture mentale. Per questo, forse, l’infamia era stata ancora peggiore, perché risuonava di tradimento: secondo l’esimio, infatti, le fantasie perverse dei capi delle Bestie, trovavano la loro origine nel “leggiucchiare fumetti, anziché vedere un buon film” o magari, leggere un libro appropriato. Probabilmente tale affermazione altro non era che un malinconico omaggio ai tempi in cui la criminologia si reggeva sulla base dello studio dei crani e dei connotati delle persone, scuola alla quale senz’altro si rifaceva anche l’illustre psichiatra Frederic Wertham, a cui si deve, negli anni 50, la messa in croce della – allora ancora agli albori delle sue potenzialità, perdonali Padre, perché non sapevano… – Nona Arte e quindi, l’istituzione del Comics Code Authority, servizio di bigotta vigilanza che, dopo aver letteralmente marchiato albi oggi considerati come perle, se non addirittura martiri del periodo, dai collezionisti, se sopravvissuto oggi, avrebbe negato al mondo – ed all’industria cinematografica… – diversi capolavori a fumetti (lo sa l’illustre antropologo che molti buoni film sono ispirati alle graphic novel?!). Probabilmente si trattava solo di questo, ma nonostante questo, era una brutta stangata a tutto quanto di buono ci sia stato da allora ed un insulto per tutti quanti, professionisti ed appassionati, orbitino attorno al settore.Insomma, ecco perché alle orecchie del nostro ragazzo, dire che Top Secret non fosse politicamente schierata, quando si era in realtà dimostrata la perfetta incarnazione di quell’Italia ignorante e reazionaria, ancora troppo indietro per accettare tutte quelle che altrove s’erano già da tempo affermate come grandi rivoluzioni e dove essere diverso, o com’è più bello da etichettare, essere alternativo, è da considerare una pecca gravemente condannabile e perseguibile, suonava come la più immonda delle cazzate.

Gli altri due metalhead presenti al tavolo concordarono con tutto ciò, sottoscrivendo che il servizio in questione aveva addirittura causato loro qualche diverbio in famiglia, insinuando nelle menti degli ignari genitori che i propri pargoli, seguaci ed esecutori – chitarrista e bassista, per la precisione – di quella musica, potessero per questo finire con il perpetrare la via del Male…Ma quella sera, il vero Male era uno ed uno solo: ed era tutto lì raccolto ad attendere l’oramai meno allegra combriccola, appena all’infuori della paninoteca…