venerdì 4 luglio 2008

Cocaina di grano tenero TIPO 00

“Onestamente mi sembra eccessivo tutto questo sbattersi per un po’ di farina”...“Se sia eccessivo o meno, lo lasci decidere a noi, Doc…”.
Andavano avanti così già da un paio d’ore, i due uomini in quell’asettica sala da interrogatorio del dodicesimo distretto. Sarebbe stata una scena alquanto comune da vedersi tra quelle parerti, se non fosse stato per alcuni rilevanti particolari: l’interrogato non era infatti l’ennesimo delinquentello di quartiere pizzicato mentre tentava di forzare lo sportello di un’auto, bensì l’esimio dottor Lawrence – per qualcuno “Larry”… – Moore, gastroenterologo specializzato, mentre lo sbirro che lo teneva sotto torchio era per l’appunto uno dei suoi più assidui pazienti, per via delle ulcere che da alcuni mesi lo tormentavano…
“E anche a parlar di farina, me ne guarderei bene per il momento…”.L’agente della narcotici Thompson si era ormai abituato, a seguito delle innumerevoli visite presso lo studio del medico, alla curiosa peculiarità di quest’ultimo di ritrovarsi costantemente cosparso di farina: i capelli ne erano sempre intrisi, mentre quantità più o meno modeste a seconda dei giorni erano solite spargersi dal bianco camice con il quale, se vi fossero rimaste su, avrebbero stipulato un interessante mimetismo… Quando un giorno, oramai che vi era più confidenza tra i due, l’agente pensò di chiedere spiegazioni circa il frumentario fenomeno, ne ottenne una piacevole confidenza circa le abitudini alimentari dell’esimio: non molto lontano dallo studio, infatti, vi era la bottega di Elvira, una giovane pizzettara italiana, che aveva fatto relativamente fortuna lì negli States, grazie alla sua folkloristica maestria gastronomica; era lì quindi, per motivi di praticità, nonché di buon gusto, che il dottor Moore era solito recarsi quotidianamente per il pranzo, riportando poi con sé, sotto forma di farina, i residui di quell’anfratto di bella Italia…

L’agente Thompson fu però lasciato all’oscuro dell’aspetto forse più importante – ma ovviamente più intimo e riservato… – della faccenda, il quale la diceva ancor più lunga circa le modalità d’assorbimento della bianca polvere, nonché riguardo ai gusti del nostro dottore, andando ben oltre quelli di carattere prettamente culinario… Questa seconda parte della storia ci rivela infatti che per quanto Moore fosse assiduo frequentatore della piccola sopraccitata bottega, lo fosse ancor più – e con maggior zelo – del relativo retrobottega, il che dovrebbe chiarirci qualcosa anche circa l’iden-tità di una di quei pochi eletti a potersi permettere di appellare il rispettabile dottore con il nomigno-lo di “Larry”...
Sembrava una democratica storia d’amore alla Sabrina, quella che puntualmente, all’orario di chiusura pomeridiana, si consumava nel retro del negozio tra il dottore e la pizzettara; anzi, lì – in mezzo a quell’elementare profumo di grano e pomodori, in quella grotta che nella tenue oscurità si sarebbe detta scavata nel tufo se solo si fosse per un attimo persa la concezione della futuristica metropoli che invece incombeva all’esterno – non avevano nemmeno più importanza classi sociali, lauree con titoli di studio, umili origini e trascorsi da immigrati… L’unica cosa vera era una passione che aveva la forma della farina selvaggiamente attaccata ai vestiti…

…Ovviamente finito l’amplesso, ’ste boiate da romanzo estivo non se le scende più nessuno.
Non è difficile immaginare il seguito: l’esimio dottore che se ne torna allegro allo studio dopo una sveltina con la sua geisha italiana e lei, povera illusa, che se ne resta con le pezze al sedere a impastare pizze… Ed era per questo che era venuta fin lì?... Sarebbe stato questo il suo Grande Sogno Americano?! Non si pensi che Elvira fosse la tipa ruffiana ed arrampicatrice da tenersi il dottore nella speranza di un futuro rendiconto economico e sociale, per carità, ma qui si trattava di pura dignità ed orgoglio personale: non si era mai aspettata alcun grande riscatto, ma ormai era semplicemente stufa di esser stata presa in giro così per tutto questo tempo… E il suo Larry era stato incredibilmente fesso – o forse solo scialbamente americano… – ad attirarsi addosso la vendicativa ira di un’italiana: donne fottutamente passionali, quelle…
Il giorno che l’agente Thompson portò Larry – pardon! - il dottor Moore al commissariato, i due si erano dati appuntamento allo studio per una visita nel primo pomeriggio – ovviamente Elvira era a conoscenza di ciò, e questo è bene tenerlo presente, affinché non si creda che tra i due amanti non vi fosse il minimo dialogo, nonché per l’importanza che avrà nella nostra storia… – praticamente subito dopo pranzo. Inutile precisare che, come sempre, il nostro si era già prontamente recato dalla sua bella; come sempre avevano consumato nel laboratorio della bottega; e come sempre c’era stato un gran spargersi di farina… L’unica cosa innovativa era che in quest’ultima, quel giorno, c’era qualcosa di diverso: una nuova ricetta ideata dalla bella Elvira… Il caso, o chi per lui, volle che ad accorgersi di tale variante non fu il diretto – e cosparso – interessato, bensì il suo paziente, il cui fiuto – e qui non parliamo di buon gusto, ma di mestiere… – notò qualcosa di stranamente stupefacente nella prima ondata di quella che doveva essere un’ormai consueta serie di nevicate…

Al dottor Moore, nonché al ligio – per quanto suo oramai affezionato paziente – agente Thompson, non parve vero quando giunse il verdetto della scientifica: la storia del medico e della farina, da quella buffa ma piacevole singolarità qual era nata, si accingeva a degenerare…
Il giorno dopo, i giornali avrebbero parlato dell’esimio professore, venerandissimo dottore, arrestato per uso e possesso di cocaina; l’agente della narcotici Thompson sarebbe stato elogiato per la maestria con cui avesse affrontato la faccenda malgrado il rapporto professionale ed umano che lo legasse al suo curatore. Ai piani bassi, una bella e vendicativa pizzettara avrebbe reagito con un sinistro e compiaciuto sorriso nel leggere la notizia; poi avrebbe accartocciato il giornale e lo avrebbe usato per alimentare il forno…

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