martedì 15 luglio 2008

Radici sul mare

Vederla ridotta così faceva uno strano effetto, tra lo squallido e il sacro. Perché se n’era andato?!
Non che fosse effettivamente tanto devastata o ridotta a un rudere, ma mostrava evidentemente tutti i segni dell’abbandono: l’abbandono non solo di una vecchia casa, la “vecchia casa al mare”, ma di un intero periodo e modo di vita. Da un lato c’era il rimpianto, la nostalgia per qualcosa lasciato andare, ma che magari sarebbe andato via comunque da sé; d’altra parte sembrava che non se ne fosse davvero andato, ma che fosse rimasto lì in quella casa, tra quelle mura che le avevano fatto da tempio. Perché se n’era andato?!
E quando la vecchia chiave arrugginita fece, un po’ a fatica, scattare la serratura da troppo rimasta inviolata, lasciando spalancare la cigolante porta, lentamente quel tempio vomitò tutti i ricordi e le emozioni che vi erano costipate; l’odore della salsedine - forte e pungente com’era sempre stato – lo pervase e copriva gli altri odori, di chiuso e di muffa, che avrebbero dominato in qualsiasi altra casa lasciata in quello stato. Perché diavolo se n’era andato?!
Quel rozzo e disincantato motociclista rivide di colpo un più giovane e sognante se stesso sdraiato sul suo antico letto con lo sguardo rivolto alla finestra, ad immaginare tutti quei luoghi che in seguito avrebbe visto; rivide i suoi amici delle varie età aggirarsi tra le stanze; li vide posare pupazzi e costruzioni ed iniziare ad armeggiare con chitarre più grandi di loro; vide la bicicletta su cui aveva imparato a viaggiare; la vide svanire nel boato di un’ Harley; ricordò i pomeriggi in compagnia delle videocassette di Walt Disney: incredibile come alla vista del cattivo di turno, riuscisse tanto agilmente a nascondersi sotto quel tavolo ora così piccolo!Si avviò verso la terrazza e sentì il rumore del mare provenire dalla spiaggia di sotto: buffo come quello che ora, dopo aver udito l’urlo dell’Oceano, gli sembrava solo un bisbiglio, un tempo fosse stato tutto il suo mondo; disegni e frasi infantili sbucavano dalle inumidite pagine dei diari e, inquietantemente, alcuni gli parve avessero più anima di quanto avrebbe poi pubblicato da grande.
Un ultimo pensiero: quanti amori erano passati tra quelle mura! Lo scambio di un fiore, l’attesa di un messaggio, lo strazio dell’abbandono, la passione più sfrenata, il senso della delusione…
Ma dell’amore vero non c’era traccia. Di colpo ricordò perché se n’era andato.
Quella casa non recava ricordo della sua prima pubblicazione. E del successo che venne poi. Ecco perché.
Per ottenere quelle cose, per coronare i sogni nati tra quelle pareti, aveva tuttavia dovuto incamminarsi e andare a cercarle altrove. Ora che le aveva trovate, tornava in Harley ad omaggiare quel vecchio mausoleo al tempo che fu.
E’ vero. Si sentiva tradito, perché in quel luogo aveva riposto tutto se stesso e tutta la sua fiducia e si era accorto tardi che aveva invece ben poco da offrire e che l’aveva ingannato. Ma non aveva potuto evitare di tornarvi.
Dopo tanto tempo, dall’alto dell’enorme pianta che era diventato, aveva finalmente trovato il coraggio di chinarsi a contemplare per un attimo le radici che avevano dato il via al tutto…

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