venerdì 4 luglio 2008

Joke penalty

“Quella dannata metro è in ritardo” pensò. Ma a dire il vero, poco importava.
“Accidenti, farò tardi all’università”. Ma in effetti non era tanto grave…
Dopo una ventina di minuti di imprecazioni da scandalizzare tutti gli altri aspiranti viaggiatori nella stazione e bestemmie da far grattare le palle al Padre Eterno, il treno arrivò stridendo. Era ora.
Entrò e si sistemò affianco alla porta che sapeva sarebbe rimasta chiusa fino alla sua fermata e dove nessuno gli avrebbe dato fastidio con insistenti “Scende alla prossima?” e nessun vecchio avrebbe elemosinato il posto. Cercò con lo sguardo qualche altro collega (universitario? Ma no, ritardatario!) o qualsiasi altro conoscente con cui chiacchierare, o qualunque altra cosa catturasse la sua attenzione e lo distraesse durante la corsa… Per il momento niente in vista, ma del resto non era un problema, dato che i suoi progetti per dopo le lezioni erano motivo d’evasione più che sufficiente… Tuttavia, quando alla fermata successiva il vagone si iniziò a svuotare, lo notò: il tizio col giornale. Per eccellenza, la prima fonte d’informazione quotidiana sulle ultime novità nel mondo…! In prima pagina: “L’Italia dice no alla pena di morte”.
“Che fesseria”, pensò. “Quanto buonismo”, si disse, col cinismo e il disincanto a cui i tanti mostri, assassini, psicopatici e preti pedofili rimasti impuniti lo avevano portato… Con un sistema giudiziario ridotto a una barzelletta, come ci si poteva meravigliare che le cose andassero così di merda?…
Ma fu un pensiero che a fatica sopravvisse alla quarta fermata, perché, in fin dei conti, diciamocelo, ma che gliene fregava davvero?? I problemi di un paese allo sfacelo erano così futili e sembravano tanto distanti di fronte al pensiero che presto avrebbe visto lei…
“Lei” l’aveva conosciuta all’Accademia, frequentavano lo stesso corso di grafica e in nome di Dio, era davvero stupenda! Spiccava in maniera impareggiabile tra le mezze alternative figlie di papà che solitamente caratterizzavano quell’ambiente e lui non era, com’è ovvio a dirsi, il solo ad essersene accorto: doveva puntualmente scontrarsi con i vari artisti scapestrati che accorrevano a lei, anche loro innamorati persi o forse semplicemente incuriositi da cotanta novità, di questa alternativa semplicità tra l’alternativo conformismo di sempre… Da un po’ di tempo era incredibilmente riuscito a trovare un punto di contatto e quel giorno aveva finalmente trovato il fegato di tentare un approccio più diretto. Chiedere il numero, un appuntamento, cose così insomma: le più difficili. Ma in ogni caso, quel giorno avrebbe soltanto dovuto seguire un paio di corsi in facoltà e poi di volata da lei all’Accademia, a realizzare i suoi sogni…
…Quando arrivò, l’aria gli si fermò nei polmoni e quando si decise a uscirne, il suo ritardo non aveva nulla da invidiare alla metro di quella mattina… Paonazzo in volto, increduli occhi sgranati, così appariva quando la vide tra le braccia di un altro; e non di un altro qualsiasi, ma di quello a cui fino all’altro giorno aveva confidato ciò che provava per lei, quello con cui si era sfogato per la propria incapacità di stabilire un contatto, quello che aveva finto di essere suo amico… Quando li vide baciarsi, seppe solo pensare che forse era meglio che lei se ne andasse, prima di agire: non voleva che lo vedesse così, non voleva apparirle come un mostro: ma in fondo sapeva già cosa fare…
Li vide salutarsi, seguì lui quando si allontanò e aspettò che voltasse l’angolo… “Giuda!” fu l’unica parola che si degnò di rivolgergli: un attimo dopo gli era addosso; il pestaggio fu alquanto breve, gli premeva relativamente poco di vederlo sofferente e sanguinante: gli serviva altro per sentirsi appagato, era un’altra la vendetta di cui aveva bisogno; trattandosi di un corso di grafica, una matita, il suo fedele portamine, gli sembrò lo strumento più adatto; fu a questo che pensò quando gliela piantò nella giugulare.
Il seguito ce lo si può immaginare, lo abbiamo visto tante vote sul giornale o al Tg Com…
Non era capace di intendere e di volere, Vostro Onore, la vista del suo amico che lo tradiva dev’essere stata shockante, Vostra Grazia, del resto, capirà, sono ragazzi, Signor Giudice, non c’è bisogno di essere severi, è una generazione di sbandati, non hanno modelli e del resto è anche colpa nostra, con la società che gli offriamo, si tratta di prodotti che noi stessi creiamo e poi, Vossignoria Illustrissima, l’ergastolo, così giovane, con una vita davanti, ma mi sembra eccessivo, per carità, al massimo 16 anni, che se pensiamo che presto libereranno il signor Manson, allora, per par condicio, diverranno una decina, al massimo 4 con l’indulto, che se poi apriamo i nostri cuori e pensiamo che in fondo l’ha fatto per amore…
Della prigione non vide neanche l’ombra, anzi, finito il processo trovò uno sponsor che gli permise di pubblicare un libro e addirittura, “lei” finì anche per sposarlo, del tutto rapita, conquistata, dal suo gesto di amore estremo…
Che buffo, si disse quando in seguito si ritrovò a pensare quanto perfetta fosse diventata la sua vita… Proprio quella fatidica mattina era stato così fascista da ritenersi favorevole alla pena di morte… Pensa se gli avessero dato retta…!!!

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